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SANDOR: insegnamenti/curiosità

Note di Maria Elci Spaccaquerche

“…mai pre-occuparsi… appena occuparsi” (Sándor)

Sandor possedeva una caratteristica interessante: aveva la capacità di dare soltanto e completamente ciò che gli era richiesto. Non anticipava mai le risposte per le quali gli interlocutori non erano ancora pronti.

“-Osserviamo” era la parola-chiave o preferita dal Prof. Sándor.

Per lui, oltre alle teorie, anche se ne conoscesse tante, o forse esattamente per questo, l’espressione dei fenomeni doveva essere sempre accuratamente considerata, infatti, ci incitava continuamente all'osservazione dei fatti, del fenomeno.

Osservare attentamente i processi che occorrono durante il lavoro corporale e terapeutico è la prima condizione per un buon lavoro. In realtà, questa attenta osservazione è il “re-ligare” che significa “ricollegare con”, “collegare nuovamente”, ristabilire un legame con il mondo che ci circonda, con il nostro spirito. È unire quello che sta sopra a quello che sta sotto.

Un’altra caratteristica del Prof. Sándor era l’accoglienza a tutti coloro in cui poteva percepire un vero interesse nel lavoro con l’essere umano. Così, nei suoi gruppi di studio c’erano persone di diverse aree, di diverse discipline con diverse formazioni accademiche e di diverse età. Potevano essere medici, fisioterapisti, o anche maestri di scuola materna o elementare, oltre alla grande maggioranza di psicologi.
Le sue lezioni al Sedes, alla fine degli anni 80, erano realizzate in un auditorio perché il numero degli alunni superava quello di una semplice sala di lezione. Molte volte erano più di cento! Erano le persone più varie. Come mantenere l'armonia immersi in tanta diversità? Quello che si poteva osservare i questi grandi incontri era un profondo rispetto per tutto ciò che si imparava. Uscivamo tutti dalle lezioni alimentati, con un atteggiamento positivo, con entusiasmo, nel vero senso della parola - en-theos - che vuol dire Dio sta dentro. Sándor proponeva che le percezioni e le sensazioni che sperimentavamo fossero contenute. “Uscite in silenzio, la lezione non deve finire in una festa” (Sándor). Lui sapeva che questo contenersi era necessario per la migliore integrazione dei contenuti. In genere, parlare troppo toglie o diminuisce di molto la forza del vissuto.

“Non domandare con un dubbio, ma poni una questione” (Sándor)

Ancora nelle lezioni, se qualcuno diceva che aveva una domanda il Prof. Sándor diceva che non rispondeva a domande. Chiedeva che si proponesse una questione in modo da poter rispondere con ciò che lui sapeva sul tema, sull’argomento. E quindi spiegava che la parola “domanda” etimologicamente viene da duos, dal Latino, dubitare, “non essere certo, esitare”, da dubius, “quello che esita tra due possibilità”. Di conseguenza, ci sarebbero due posizioni e questo potrebbe causare uno scontro. Mentre se hai una questione, sei più aperto per ampliare la tua conoscenza. Già dinanzi alla domanda, ci si aspetta una risposta che levi dall'incertezza e dell'esitazione, e questo può non succedere. La domanda porta allo scontro. La questione, alla conoscenza.

Questi e tanti altri insegnamenti rimasero nella memoria e nel cuore dei suoi alunni che cercano di perpetuare, sia nelle proprie vite, sia nelle pratiche di lavoro, tali preziosità.